Durante l’estate sono stato contattato da un gruppo di ragazzi di Ravenna con la passione del giornalismo e della conoscenza, chiamati “Il gruppo dello zuccherificio”. I quali si sono impegnati, a Ravenna, nella realizzazione di una mostra con le mie foto e di diverse conferenze sul tema dei confini di guerra. La mostra si terrà nel Chiostro Grande della Biblioteca Classense dal 19 settembre all’8 ottobre.
Vi lascio le foto dell’inaugurazione, la locandina con gli orari e dettagli più la mia intervista.
Dal confine. Tra Siria e Turchia nelle fotografie di Giulio Magnifico.
Giulio Magnifico è un fotografo freelance. Friulano, classe 1987, predilige la fotografia di reportage e street, tramite la quale ha documentato il viaggio dei migranti verso l’Europa. Ha viaggiato molto (Siria, Iraq, Sicilia e Parigi) e ha collaborato con il giornale tedesco ‘Der Spiegel’ per due reportage, ha esposto le sue foto in una galleria di Londra e attualmente è possibile vedere i suoi scatti presso lo studio fotografico Piccinin di Udine.
Venerdì 16 settembre alle 16.30 c/o la Biblioteca Classense in Via Baccarini a Ravenna, Giulio sarà ospite del Grido della Farfalla 2016 per inaugurare la mostra“Dal confine, tra Siria e Turchia nelle fotografie di Giulio Magnifico”, una serie del 2014 e del 2015. La mostra proseguirà fino all’8 ottobre ed è inserita nel programma della Notte d’Oro.
Potete visitare la mostra c/o il Primo Chiostro della Biblioteca Classense nei seguenti orari: lun – ven 09 – 19, sab: 09 – 18. 8 ottobre, Notte D’oro, apertura straordinaria: 09 – 21 (Per informazioni mail gruppodellozuccherificio@gmail.com, tel 346 3596917)
Noi, come al solito, abbiamo curiosato nella vita del nostro ospite e gli abbiamo fatto un po’ di domande sulla fotografia.
Come e quando hai deciso di dedicarti al reportage?
Credo che il compito della fotografia sia quello di raccontare con delle immagini, e sviluppare un reportage è il modo più esaustivo per raccontare una storia. Per questo ho iniziato circa 5 anni fa a fare dei reportage da diverse zone, come Siria, Iraq, Sicilia, Croazia, e altre che avessero in comune la possibilità di raccontare delle storie e vedere delle realtà diverse dal quotidiano.
Perché hai scelto il B&N per le tue foto?
Perché la luce tecnicamente non ha colori, noi percepiamo la luce riflessa dagli oggetti come colori ma la fotografia più “reale” è in bianco e nero. Inoltre quando ero a scuola (liceo artistico) ho imparato a dipingere dal vero in bianco e nero guardando solo la luce, per questo mi è rimasto “l’occhio” per la luce senza colore.
Quali sono i fotografi a cui fai riferimento o dai quali trai ispirazione?Non sono un amante di un fotografo in particolare, mi piacciono diversi fotografi ma ognuno in maniera diversa a seconda dei periodi in cui hanno fatto le foto. Mi piacciono molto Robert Doisneau, Sebastiao Salgado, Robert Capa, Josef Koudelka, Michael Kenna e altri che sicuramente ho dimenticato di inserire. Mi piace guardare anche le foto di fotografi sconosciuti, l’importante trovo che sia quello che le immagini riescono a trasmettermi.
Che attrezzatura usi per i tuoi reportage?
Dipende, di solito utilizzo una Nikon D800E con due lenti, un 35mm f/1.4 e un 105mm macro f/2.8, il primo mi permette di fotografare delle scene più ampie e il secondo di focalizzarmi sui dettagli. Da poco ho aggiunto una Leica Q che uso al posto della Nikon + 35mm, in modo da avere due fotocamere pronte, una (Leica Q) per le scene con un 28mm e l’altra (Nikon D800E) con il 105mm macro per i dettagli. Inoltre utilizzo una piccola Nikon 1 V1 con obiettivo sempre 28mm, per fare video o foto di “documentazione” a colori. Nei reportage ogni tanto monto anche una piccola videocamera (Polaroid Cube) sopra la macchina, così da poter fare simultaneamente un video e mostrare tutto il background dietro ad uno scatto.
Quanto influisce l’attrezzatura e quanto invece la tecnica?
La tecnica sicuramente influisce molto di più rispetto all’attrezzatura. Con una buona tecnica puoi fare delle foto che raccontino storie ed emozioni, anche con una scarsa attrezzatura, mentre il contrario non è possibile: uscirà una foto “bella” da guardare, ma povera in emozioni. E per tecnica non intendo solamente la parte relativa allo scatto ma anche l’approccio umano con le persone e il saper viaggiare nei posti più diversi.
Quando sei sul campo e scatti, hai già in mente la destinazione delle immagini (libri, giornali, web)?
Le foto le realizzo in primis per me e per il mio sito, se poi dei giornali le richiedono mi fa piacere concederle, ma non scatto con l’idea di venderle ad un giornale.
Quali sensazioni vuoi trasmettere con le tue foto? E cosa porti a casa (emotivamente) dopo un reportage di questo tipo?
Vorrei riuscire a trasmettere le stesse sensazioni che provo io mentre fotografo: gli sguardi delle persone, le emozioni di una scena notturna, i racconti che sento… Quando torno ho sempre imparato qualcosa in più, emotivamente sono storie nuove, ovviamente mi sento provato per quello che ho visto, ma la voglia di raccontare supera la bruttezza di certi fatti. Quando fotografo non riesco a rendermi conto di quello che vedo realmente perché è come avere un filtro tra me e quello che sta davanti all’obiettivo.
Fai parte di un collettivo/agenzia o lavori da solo?
Per adesso da solo, la mia è una passione che porto avanti da solo come freelance.
Hai un aneddoto particolare da raccontare?
Vorrei dire solamente che all’inizio di ogni viaggio, di ogni reportage, non si sa mai cosa succederà alla fine. Su una settimana, i primi 3 giorni possono essere un po’ “vuoti” mentre poi si realizza tutto alla fine, oppure il contrario. Vorrei solo dire di non sentirsi demoralizzati se all’inizio non è come lo si pensava, o se le prime foto non vengono bene… Bisogna continuare senza rassegnarsi, non si può sapere quando arriverà la foto giusta, può essere la prima e poi sentirti contento, oppure l’ultima, e per questo sentirti demoralizzato fino a quella foto.
A cura di Giorgio Zattini e Davide Baldrati
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