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Articolo del mio reportage a Mosul sul Messaggero Veneto

“Le foto di un giovane friulano raccontano l’inferno di Mosul”

Sul Messaggero Veneto di domenica 24 settembre è stato pubblicato (a pagina 38) un articolo sul mio viaggio in Iraq. L’articolo, scritto da Simone Firmani, è disponibile anche nella versione online, ed è l’estratto di una lunga video intervista. Vi lascio la foto della pagina del giornale, il link all’articolo online e i link alle pagine con tutte le foto e il reportage completo, sul mio portfolio.

Le foto di un giovane friulano raccontano l’inferno di Mosul – Messaggero Veneto

I link al reportage sul mio portfolio:

Mosul Iraq, 2017Iraq, 2017


Giulio Magnifico nella vita fa l’impiegato: la sua passione l’ha portato in Iraq. Lì, nell’ex roccaforte dell’Isis, si continua a vivere tra gli spari dei cecchini di Simone Firmani

di Simone Firmani 24 settembre 2017

UDINE. Giulio Magnifico ha 29 anni, un lavoro come impiegato, ma una passione che supera ogni immaginazione. Nel tempo libero fa il fotografo freelance, un’attività che nei primi giorni di settembre, senza alcun tipo di rimborso, lo ha portato fino a Mosul, ex roccaforte dell’Isis e, da circa due mesi, città liberata dall’esercito iracheno. O quasi.

«La parte nuova della città è totalmente in mano alla coalizione iracheno-americana – spiega Magnifico -, ma è nella parte vecchia, al di là del fiume Tigri, che rimangono i maggiori problemi. Mancano acqua ed elettricità. Inoltre nei tunnel sotterranei e tra le macerie continuano a nascondersi alcuni cecchini dell’Isis. Gli spari non sono finiti».

Nato a Gemona ma residente a Udine, Magnifico è affascinato dalla cultura mediorientale, che lui stesso definisce come calda e aperta, totalmente diversa dalla nostra. Proprio per conoscere questo mondo più da vicino, più di una volta ha preso la sua macchina fotografica ed è partito per compiere alcuni reportage. A inizio mese è atterrato a Diyarbakir in Turchia.

Da qui, a bordo di un’automobile si è diretto verso il confine con l’Iraq. Dopo una serie di severi controlli, ha raggiunto Zakho, una delle prime città nord irachene, infine Dahuk, dove avrebbe incontrato una sua vecchia conoscenza: Hashim, un ragazzo di vent’anni che lo avrebbe guidato fino a Mosul, suo vero obiettivo. «L’avevo incontrato tre anni prima, in un campo profughi iracheno, in uno dei miei primi viaggi. Era l’unico che parlasse l’inglese, così siamo diventati amici. Con lui poche settimane fa sono arrivato a Mosul e ho potuto visitare gran parte della città».
Magnifico si è trovato di fronte a una situazione surreale. Dove prima c’era grande vita ora vige il silenzio completo, ogni tanto rotto dal rumore delle macerie mosse dal vento o da qualche sparo, eco di una guerra che dal 2014 ha fatto migliaia di vittime. Nella parte vecchia della città esiste solo una strada, il resto è il nulla assoluto, totalmente da ricostruire.

Con il suo amico iracheno, Magnifico si è addentrato tra le rovine di Mosul, ma non ha avuto vita facile. «Nessuno credeva che fossi lì per scattare foto per conto mio. Credevano fossi inviato da qualcuno. Più volte mi è stato ordinato di cancellare le foto, ma per fortuna sono sempre riuscito a recuperarle.

Un giorno, alcuni militari iracheni, dopo averci perquisito, ci hanno caricato su un taxi e diretto verso la “green zone”, luogo adatto a fotografi e giornalisti. Tuttavia, lì non c’era assolutamente nulla e il tassista, molto gentile, ci ha fatto fare un giro per la città. Ci siamo fermati nella parte vecchia. Questo mi ha permesso di conoscere meglio quei luoghi devastati».

L’enorme desiderio di fotografare ha poi portato il ragazzo friulano a visitare, nei giorni seguenti, città come Lalish e Sinjar, a nord di Mosul, e alcuni campi profughi. Qui è venuto a contatto con chi ha vissuto la guerra sulla propria pelle, potendo così compiere definitivamente l’obiettivo del proprio viaggio. «A me piace raccontare storie emozionanti e intense – dice Magnifico -. In questo caso, nel mio reportage ho voluto raccontare storie mediorientali, dove nonostante la situazione di guerra, gli sguardi delle persone mantengono scintille di vita che non sono paragonabili agli sguardi europei.

Gli sguardi dei bambini, ad esempio, sono pieni di speranza. Alcuni di noi in situazioni del genere probabilmente si lascerebbero andare, lì invece si continua a tenere duro».

Una buona parte del reportage di Magnifico, comprensivo di foto e video, è disponibile sul suo sito personale, www.giuliomagnifico.it. Nei giorni seguenti il fotografo svilupperà ulteriori scatti. Infine ci sarà l’ultimo passo da compiere: «Conto di organizzare una mostra a Udine molto presto».

  1. Art Blog Avatar

    Hello mate great bllog

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